finalmente c'è

La perdita di tempo perfetta per chi non ha tempo da perdere

TpG: docz: Capitano contro Pirata: 1

PRIMO CAPITOLO
A.D. 1717

Nel quale vengono introdotti i personaggi, eppercui lo si potrebbe definire un preambolo, e in effetti lo è; si incomincia a capire che l'assassino è il maggiordomo.

Quando, nella notte limpida e tranquilla in cui cadde in mare e morì, il capitano Hornblower uscì ubriaco marcio dalla cambusa del ‘The invincible’, e si fermò a contemplare il sartiame che si stagliava nero contro il cielo pieno di stelle, si ricordò della prima volta che aveva visto quel gran bel bezzo di vascello ormeggiato nel porto di Plymouth.

Il giorno dell’imbarco sul vascello ‘The invincible’, alla partenza del lungo viaggio che lo avrebbe portato a scorrazzare per oceani, tempeste e pescicani, il capitano Hornblower aveva una leggera indisposizione intestinale. Quella notte aveva dormito con la pancia scoperta, con la finestra aperta, e un po’ dell’umidità notturna aveva raffrescato la stanza. Inoltre, per dirla tutta, la sera precedente a cena aveva esagerato col tacchino ai funghi, piatto prelibato ma con un elevato numero di ottani.

Plymouth, come città, già allora non è che offrisse molto, alla sua gioventù: un cinema, due birrerie, tre disco, quattro balere, un giardinetto luogo di spaccio, un paracarro.

The invincible: un superbo tre alberi che aveva fatto sette volte il giro del mondo, portava a poppa i segni dei crudeli capodogli assassini dalla testa rostrata, a prua i danni degli speronamenti e degli arrembaggi di innumerevoli ruberie e sopraffazioni di cui fu vittima, e sulle fiancate i graffi di quel porco di posteggiatore abusivo a cui non avevano dato la mille lire.

Il giorno dell’imbarco, l’aria era tiepida, il sole era alto e splendeva tiepido, il Capitano Hornblower era alto e splendeva tiepido, e molto gelata era l’acqua in cui cadde uno scaricatore di porto, scivolando su una deiezione canina. Prima di morire assiderato fra i flutti, lo scaricatore di porto fece in tempo ad emettere alcune bestemmie atroci, degne di uno scaricatore di porto.

Una schiera di marinai solitamente fancazzisti caricavano sull’Invincible vettovaglie, armi, scorte di rhum e di bagna cauda, e la frenetica attività in vista del viaggio rendeva tutti eccitati: l’omino della benzina faceva il pieno di senza piombo, l’omino dell’olio controllava l’olio, l’omino della spugna lavava il parabrezza, e l’omino della michelin sorrideva in modo beota, come del resto fanno tutti i pupazzi della pubblicità (vedi ad esempio Mastro Lindo, oppure Berlusconi).

Quando il Capitano Hornblower salì a bordo, ebbe come un fremito. Una nave! Tutta sua! Finalmente! Dopo mesi passati a terra, fra le cacche e le pappine dei suoi figlioli, con la moglie che piagnucolava e la suocera che stracciava i marroni, il mare! Finalmente! Lontano dalla solito trantran quotidiano, lontano dal mellifluo parentado scassaballe, c’erano l’avventura, le onde gagliarde, il vento gagliardo, le tempeste gagliarde, il rancio gagliardo, eppoi la gagliarda compagnia dei marinai, le gagliarde notti sull’Oceano, le gagliarde battaglie coi pirati, le gagliarde sciabolate, sangue, cannoneggiamenti, massacri, vele strappate, incursioni furtive nella notte, agguati, morte, distruzione, rovina, atti eroici e massacri assortiti, insomma, finalmente un po’ di pace.

Non vedeva l’ora di partire.

Una volta a bordo, passo’ in rassegna gli ufficiali, tutti agli ordini della Regina, del Re e combattenti per la maggior gloria della Corona d’Inghilterra. Nelle loro marsine blu, coi galloni dorati e il tricorno sulla crapa, facevano la loro porca figura.

Poi passò in rassegna i marinai, tutti pronti a dare la vita per la Regina, per il Re e per la maggior gloria della Corona d’Inghilterra, nonché pronti perfino a navigare, basta che li si fosse pagati. Nei loro stracci sudici, con le barbe fluenti e la pelle del viso incartapecorita dal Sole atroce dei Mari del Sud, anche loro facevano la loro porca figura, epperdipiù spandevano attorno un sensibile olezzo suino.

Infine passò in rassegna i mozzi di vascello, marmaglia sbandata di ragazzini tagliagole senza principi morali né remore materiali, che avrebbero volentieri sputato in faccia alla Regina, avrebbero accoltellato volentieri il Re e in quanto alla Corona d’Inghilterra, non sapevano nemmeno cos’era. Però comunque s’erano imbarcati: d’altra parte, “la mamma dice se se faccio il bravo marinaio poi mi dà il bombo...”

Appena usciti dal porto di Plymouth, con il vento gagliardo che gonfiava le vele e la prua possente che fendeva le acque spumose, sul vascello si levò un grido: un lurido marinaio puzzolente, Jack “Lurid” Crosby Still Nash & Young, aveva dimenticato a casa la merenda, e chiedeva che si facesse marcia indietro per andare a riprenderla. Fu deriso e sbeffeggiato dai rudi e maneschi compagni, qualcuno propose di dargli per punizione venti scudisciate sul nudo deretano, e lo stesso capitano Hornblower si prese la briga di tirarlo in disparte, poggiargli una mano amichevole sulla spalla, e dirgli, con fare sincero e da vero amico: "Sei un povero coglione".

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